Certosa di san Martino

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Napoli ha nella certosa di san Martino la propria fonte, gli occhi, lo sguardo notturno (R. Miele)

 

Ogni città ha una o più icone che la identificano, così è il Colosseo per Roma o la Torre per Pisa. Quando si pensa a Napoli la mente corre verso il Maschio Angioino, Piazza Plebiscito o ancora la classica gouache del Golfo con il Vesuvio. C’è, però, un altro monumento che svetta sulla collina del Vomero e che riaffiora spesso nella mente: è la Certosa di san Martino.

La costruzione certosina rientra nel grande fervore artistico e culturale della Napoli angioina ma, allo stato attuale, conserva pochi elementi gotici. È il barocco napoletano ad avvolgere e coinvolgere lo spettatore. Entrando in chiesa, si è rapiti dallo splendore decorativo delle cappelle laterali, dalla ricca decorazione della volta della navata, dal prezioso pavimento in marmi policromi e da ogni singolo spazio.

 

Il fascino è il fil rouge dell’intero complesso monastico.

 

Affascinanti, ad esempio, sono: il Quarto del Priore con il suo giardino pensile da dove si può godere dell’incantevole vista sul Golfo di Napoli; il Chiostro con le celle dove i monaci si ritiravano nella loro solitudine per seguire la rigida vita anacoretica e la Farmacia con i suoi vasi, testimoni dell’intesa attività monastica legata alla medicina dei semplici.

Nonostante il monastero sia stato abbandonato definitivamente dalla comunità monastica nel 1866, esso è ancora vivo e capace di raccontare una doppia storia plurisecolare: la storia dell’ordine certosino e la storia del Regno di Napoli.

Quest’ultima si materializza attraverso gli oggetti esposti nelle varie sezioni (presepiale, navale, sala delle carrozze, memorie ed immagini della città) che costituiscono il nucleo principale del Museo Nazionale di san Martino.

 

Per fruire al meglio della Certosa di san Martino è preferibile visitarla accompagnati da una Guida Turistica Autorizzata della regione Campania