di Anna Del Fatto
C’è un borgo dalla storia millenaria, arroccato su uno sperone roccioso dominante le valli dei fiumi Mingardo e Bussento. Un sito di inestimabile valore archeologico dove preziosi resti di età lucana emergono in un paesaggio ricco di ulivi e macchia mediterranea: questa perla del Cilento è Roccagloriosa.
Importanti campagne di scavo raccontano la storia di un sito che vanta frequentazioni antichissime, già dal II millennio a.C., ma il periodo di maggiore floridezza fu senza dubbio l’età lucana (IV secolo a.C.), quando si sviluppò un centro fortificato su un versante del monte Capitenali, che controllava un vasto territorio collinare, intensamente abitato e coltivato nel corso del IV, III secolo a.C.
Per il turista che visita Roccagloriosa, si dispiega un ampio ventaglio di itinerari, come il percorso archeologico alla necropoli situata all’esterno della fortificazione, con monumentali sepolture lucane, dalla suppellettile funeraria di grande raffinatezza (vasi, armi, gioielli, oggetti rituali), oggi conservata nei musei di Piazza del popolo e Borgo S. Antonio. Sorprendente, per la ricchezza del corredo, è la tomba di una donna di alto rango, di 25, 30 anni, a cui apparteneva una collana d’oro con figure femminili pendenti e protomi leonine, preziose fibule e anelli, e un vistoso bracciale aureo a spirale a forma di serpente.
L’itinerario storico-artistico permette di fare un viaggio nel tempo, passeggiando tra vicoli stretti e stradine tortuose (che ricalcano l’assetto urbanistico assunto dall’abitato nel Medioevo), fontane antiche e lavatoi; è possibile ammirare palazzi nobiliari con raffinati portali in pietra scolpita e visitare le numerose chiese e cappelle con statue lignee e cicli di affreschi, testimonianza di una ricca tradizione artistica e religiosa. Il nome “Roccagloriosa” si riferisce, da un lato, alla funzione difensiva della città (infatti il centro abitato sorge su un’altura caratterizzata un tempo dall’antico castello medioevale); dall’altro lato, racchiude l’intensa devozione verso la Gloriosa madre di Dio, alla quale fu dedicata una cappella già nel 412.
L’itinerario propriamente religioso non può prescindere dalla partecipazione alla suggestiva cerimonia del Sabato Santo. È una vera e propria sacra rappresentazione, interessante anche sotto il profilo antropologico. I membri delle confraternite, sfilando con sai bianchi e cappuccio, trasportano a spalla la statua del Cristo morto e della Madonna addolorata, anticipati dallo strepito assordante di tipici strumenti musicali detti “carrozzùni” che intendono rievocare il dolore della natura per la Passione di Cristo. I confratelli mettono in scena, (con abiti tradizionali e preziosi oggetti sacri), per le vie del centro storico, una rappresentazione “teatrale”, ricca di pathos, che ormai si ripete da cinque secoli. L’itinerario della fede ha, tra l’altro, come sfondo significativi monumenti del paese, come la chiesa del santo patrono Giovanni Battista, fondata nel 1101 e poi ceduta ai Cavalieri di Malta e la cappella del SS. Sacramento, detta di Sant’Angelo, nella quale Clemente VII nel 1525 “concesse l’indulgenza in favore di chi la visita”. Questa piccola cappella, costruita dal medico personale di Carlo V, con i suoi splendidi affreschi e la preziosità dell’interno, conferma la presenza a Roccagloriosa di diverse personalità illustri che si sono avvicendate nella direzione del borgo, arricchendolo di palazzi, cappelle private e opere d’arte.
Roccagloriosa (come pure la piccola frazione di Acquavena, così chiamata per le numerosi sorgenti di acqua fresca ancora utilizzate) è un borgo dove sembra che il tempo si sia fermato… è una terra di antichi mestieri e mediterranei sapori, dove il profumo dell’olio si unisce a quello del miele, dove mani sapienti di donne intrecciano graziosi merletti e ricamano grembiuli, dove le antiche tradizioni contadine vengono gelosamente custodite in uno scenario unico che, da millenni, sembra essere il racconto di un armonico rapporto tra uomo e natura.