Salerno

Quei di Salerno il lor lunato golfo, gli archi normanni, tutta bronzo e argento | la porta di Guïsa e di Landolfo | aveansi in cuore, e l’arte e l’ardimento | onde tolse lo scettro ad Alberada | Sigilgaita dal quadrato mento (Gabriele D’Annunzio)

L’impianto urbanistico della città di Salerno ancora oggi mostra il susseguirsi delle diverse epoche e dominazioni che si sono avvicendate nel corso dei secoli. Le età che, senza dubbio, hanno lasciato più testimonianze e rilevanze materiali sono la longobarda e normanna.

È affascinante pensare come, passeggiando tra i vicoli del centro storico in età medievale, avremmo potuto incontrare il duca Arechi II dirigersi verso il palazzo di san Pietro a Corte, qualche tempo dopo gli studenti della Schola Medica Salernitana incamminarsi verso il Plaium montis per seguire le lezioni sui semplici o, ancora, il principe Roberto il Guiscardo recarsi in cattedrale per incontrare l’arcivescovo Alfano I.  Così come non è difficile immaginare l’emozione provata dallo stesso principe nell’assistere alla collocazione delle spoglie del santo apostolo ed evangelista Matteo all’interno della cripta. Il principe sarebbe, però, dovuto vivere circa cinque secoli in più per vedere il pittore Belisario Corenzio mischiare i colori sulla tavolozza per affrescare la volta con le storie del Santo Patrono o lo scultore Michelangelo Naccherino collocare le due statue gemelle al centro del baldacchino. Non tutti, quindi, hanno avuto la fortuna di vedere la cripta in tutto il suo splendore decorativo che accentua il fascino dell’ambiente già di per sé magico per la sua sacralità. Non mancano leggende popolari legate alla cripta come quella che narra come, accostando l’orecchio alla colonna marmorea collocata presso le tombe dei Santi Martiri Salernitani, si possa sentire il pulsare del loro sangue.

In tanti scelgono ogni anno di visitare la Cattedrale; c’è chi lo fa per fede e chi lo fa per ammirare gli amboni e le numerose opere d’arte in essa custodite.

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