Opera di Escher con illusioni ottiche e giochi visivi

Escher

 

La Grande Guerra aveva sconvolto gli uomini, fatto crollare imperi, ideologie e certezze. Dopo tali turbamenti e dopo la grande delusione bisognava “distruggere per ricostruire”. La musica, la letteratura, la fotografia e l’arte furono alcuni dei mezzi utilizzati per iniziare il processo di ricostruzione ad opera di artisti ed intellettuali, molti dei quali impegnati in prima persona nel conflitto bellico. Le nuovi correnti dell’Avanguardia, termine mutuato dal linguaggio militare, creano così una completa e totale rottura con il passato; l’arte non è più espressione della bellezza estetica ma strumento per interpretare e costruire una nuova realtà. Picasso, ad esempio, opera nella prima fase una scomposizione e ricomposizione dell’oggetto per offrire, simultaneamente, diversi punti di vista. In tal modo si distacca drasticamente dai canoni della rappresentazione tradizionale. Su un binario parallelo viaggia la ricerca artistica di Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico olandese. Escher ebbe sicuramente modo di conoscere gli studi sulla teoria della percezione visiva e in molte opere li impiegò per generare illusioni ottiche. Il processo di scomposizione ericomposizione della forma, in tal caso, avviene attraverso la traslazione, la rotazione e la riflessione di semplici motivi geometrici che diventano forme complesse e astratte; anche lo spettatore più distratto si sofferma per tentare di decifrarne un recondito significato. Mentre per Picasso ebbe grande influenza la conoscenza dell’arte africana, per Escher un ruolo decisivo ebbero i patterns dell’arte islamica (triangoli, stelle e quadrati) che l’artista studiò durante la visita all’Alhambra. Anche l’Italia, con i suoi paesaggi e sulla scia del Grand Tour, svolse un importante ruolo, soprattutto nella sua prima produzione. In particolare Atrani, perla della Costiera Amalfitana, ha ispirato una delle sue opere più note: Metamorphosis II. Una xilografia lunga circa quattro metri dove caratteri alfabetici, elementi geometri e zoomorfi si susseguono in un continuo ed incessante divenire ma con un’ordinata armonia. Per citare l’artista “l’ordine è la ripetizione di unità. Il caos è la molteplicità senza ritmo”. Gran parte delle opere di Escher sono diventate delle icone che hanno dato vita ad una vera e propria Eschermania e che ha investito molti settori, dalla fumettistica alla moda, alla cinematografia.

E’ possibile visitare la retrospettiva “Echer” fino al 22 aprile 2019 presso il Palazzo delle arti di Napoli.

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