Statua del Cristo coperto da velo all'interno della Cappella Sansevero

Cristo velato della Cappella Sansevero

“Fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori” (Raimondo di Sangro)

Il “Cristo velato”, così s’intitola la scultura posta al centro della cappella patronale della famiglia de’ Sangro, nota a tutti come cappella Sansevero.  La cappella seicentesca fu costruita come luogo di sepoltura per i membri della casata; essa assunse il suo aspetto definitivo nel settecento, grazie agli sforzi di don Raimondo di Sangro, figura geniale e controversa. Il principe Raimondo fu una personalità eclettica, letterato e scienziato, militare di alto rango dell’esercito borbonico, Gran Maestro della Massoneria e mecenate, egli lasciò la sua impronta carica di simboli e allegorie nelle decorazioni della cappella.

Il sito, posto nel cuore di Spaccanapoli, si raggiunge facilmente: da piazza san Domenico s’imbocca un vicoletto e, a pochi passi, sulla sinistra si trova l’ingresso. Appena entrati  l’impressione è quella di un’atmosfera poco consona ad un luogo d’arte, subito dopo, però,  si rimane affascinati dagli affreschi della volta e dalle sculture qui custodite: il sepolcro di Cecco di Sangro e la Deposizione (opere del Celebrano), la Pudicizia del Corradini, ma l’opera che lega indissolubilmente il suo nome alla cappella è il Cristo velato del Sammartino.

Il titolo dell’opera non lascia trasparire molto; ci si aspetta una scultura riproducente la figura di Cristo ricoperta da un velo, la realtà è, invece, profondamente diversa: mi sono incamminata e, tutto ad un tratto, sono stata travolta in una scena quasi reale. Ero lì, in mezzo alla gente, a compiangere Cristo. Non era la prima volta che vedevo la raffigurazione di Cristo morto, diversi artisti si sono cimentati in questo tema; famoso è il Cristo morto del Mantegna conservato presso la Pinacoteca di Brera a Milano o, per rimanere nella città partenopea, il Compianto sul Cristo morto del Mazzoni conservato presso la Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi. Ma questo Cristo velato ha un’aura diversa; ti avvolge, ti travolge e ti sconvolge.

Il velo copre il corpo ma non lo nasconde, anzi lo mette in evidenza. Cristo sembra essere morto da poco, la vena sulla fronte sembra ancora palpitante e il corpo è rilassato dopo una lunga ed estenuante sofferenza. L’impressione è quella di essere giunti nella Cappella nel momento più delicato; Cristo è stato appena deposto dalla Croce e il corpo è stato collocato lì per essere compianto prima della sepoltura.

Di consueto, quando ci si trova dinanzi ad un’opera d’arte, bisogna lavorare d’immaginazione per immedesimarsi nella scena raffigurata; in questo caso ho dovuto concentrarmi per rendermi conto che ero dinanzi ad un unico blocco di marmo. Il Sanmartino non ha semplicemente scolpito Cristo; egli ha fatto in modo che il marmo diventasse il corpo di Cristo trasformando la materia senza nessun processo alchemico ma affidandosi esclusivamente alla sua maestria.

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